Com’è noto la Fondazione ha avuto l’ottima idea di anticipare in parte la propria attività, partendo già un anno prima del 2019. Questo dovrebbe servire per rodare i meccanismi, e per provare a recuperare un po’ di entusiasmo in una comunità delusa dai mancati investimenti in infrastrutture e ormai scollata dagli obiettivi ancora raggiungibili di Matera 2019 (primi fra tutti: rendere viva e desiderabile la città, aumentare i flussi turistici, organizzare un efficace calendario di eventi).
Tuttavia si deve registrare l’estrema difficoltà di una iniziativa del genere: se fai bianco ti dicono nero, se fai nero era meglio bianco; se usi l’inglese non si capisce, se usi il dialetto sei provinciale; se fai eventi innovativi non ti seguono, se recuperi la tradizione sei banale; se spendi 100 sei uno scialacquone, se spendi uno sei un tirchio e non investi abbastanza.
Questo indurrebbe (o sta inducendo?) molti a fare un passo indietro. Io invece sostengo che occorra fare un passo in avanti.
Per l’evento del 19 aprile prossimo, immagino già tracciato ma non ancora definito, propongo alla Fondazione e alla Community/comunitàtutta, di OPEN partecipare all’organizzazione dell’evento.
Un OPEN PROJECTING dell’OPEN FUTURE!
Visti i tempi ristretti eventualmente si può traslare per l’evento di maggio, dove l’esperimento dell’Open Projecting è esso stesso in parte l’evento (verificando il motto: non è forse l’attesa dell’evento, esso stesso l’evento? ).
In ogni caso la mia proposta è:
- farci consegnare dalla Fondazione la traccia del progetto per il prossimo evento mensile del 19;
- farci stabilire un budget massimo per le iniziative;
- organizzare 2/3 incontri aperti per ideare le iniziative da portare a termine (sempre osservando l’assunto del “chi propone, fa”), o da aggiungere a quelle già eventualmente pianificate.
- organizzare un ristretto gruppo operativo per seguire le iniziative (formato da chi ha proposto le iniziative selezionate e dai volontari/esperti disponibili).
So che è dura e complicato, ma con l’aiuto di tutti e con l’assistenza dei professionisti della Fondazione, potrebbe essere possibile.
E magari, chissà, diventare pure un modello positivo e distintivo, col passare del tempo.
Che ne pensate? Ma, soprattutto, cosa ne pensa la Fondazione?
P.S.: aggiungo che naturalmente questa piattaforma coadiuva la progettazione per chi fisicamente non può seguire i lavori, e che in ogni caso non ci si propone di sostituirsi alla Fondazione ma di allargare la partecipazione e condividerne obiettivi e fatiche.